San Castrese
Cenni storici
San Castrese (o San Castrense) fu un vescovo africano vissuto tra la fine del IV e la prima metà del V secolo d.C. durante le persecuzioni degli ariani.
Le notizie che lo riguardano sono incerte e talvolta contornate da episodi leggendari che la tradizione tramanda di generazione in generazione. Sappiamo che San Castrese fu imprigionato con altri cristiani e vescovi e poi insieme con essi condannato a morire su una barca fatiscente e priva di timone, lasciata in balia del Mediterraneo. Per miracolo, però, la barca raggiunse le coste della Campania con tutto l’equipaggio. Castrense si stabilì nell’antica città romana di Sinuessa, nell’attuale zona di Castel Volturno, dove svolse il suo apostolato fino al giorno della sua morte, avvenuta l’undici febbraio di un anno imprecisato del V secolo. Il suo culto si sviluppò ben presto in altri luoghi della Campania, in particolare a Sessa Aurunca, nel cui territorio ancora oggi esiste una frazione chiamata San Castrese, e a Marano di Napoli, di cui è ancor oggi il santo patrono. Nel 1065, le diocesi di Castel Volturno e Capua furono unite e il vescovo di Capua, Alfano, nel 1176, decise di donare il corpo del santo (privo della testa che continua ad essere conservata nella città campana) al sovrano normanno, il re Guglielmo II, in occasione delle sue nozze con Giovanna d’Inghilterra. Onorato dell’omaggio ricevuto, il re decise di deporlo sotto l’altare maggiore del Duomo di Monreale (oggi esse sono collocate in un reliquiario d’argento nella cappella laterale dedicata appunto a san Castrese). Da allora, la città di Palermo e la diocesi lo venerano come protettore della città e confessore della fede. I ricchi mosaici che decorano la controfacciata della cattedrale, lo raffigurano con aureola e abito sacro, in atto di compiere due miracoli: la liberazione dell’ossesso e il salvataggio di una nave con il suo equipaggio. Inoltre dietro l’altare della cappella dedicata al santo si ammira una pala di Antonio Novelli del 1602, che raffigura san Castrese in abiti pontificali, con accanto il cardinale Ludovico de Torres inginocchiato. I maranesi, che grazie agli scambi commerciali intrattenuti con Sessa, conoscevano molto bene il vescovo Castrese e lo apprezzavano, ne chiesero una reliquia e fu il cardinale Torres, arcivescovo della città di Palermo, a inviare la reliquia all’arcivescovo di Napoli Buoncompagni, che a sua volta la donò al parroco don Cesare Moio. Fu dato loro una parte della tibia (in passato si riteneva erroneamente che fosse un osso del braccio), che è ancora conservata all’interno del busto reliquiario dedicato al santo, nella chiesa parrocchiale di San Castrese.
Il culto
Il culto di san Castrese accomuna i fedeli di cinque diverse località, quattro in Campania, Castel Volturno, Sessa Aurunca, Marano di Napoli e Quarto Flegreo, e una, Monreale (PA), in Sicilia.
Castel Volturno (CE)
Secondo la Passio Castrensis, insieme ai suoi compagni san Castrese sbarcò in Campania, nei pressi della foce del fiume Volturno, nella zona di Suessa che molti studiosi interpretano come Sinuessa. Questa antica colonia romana, fondata nel III secolo a.C. si trovava nel punto di convergenza tra la via Appia, che collega Roma a Brindisi e la Domitiana che, a partire dal 94 d.C. collegava Roma a Pozzuoli. Secondo alcuni studiosi (Mallardo e Calvino) il santo Vescovo sarebbe stato venerato originariamente proprio a Sinuessa, nei pressi dell’attuale Mondragone. Anticamente la sepoltura di san Castrese era nella diocesi soppressa di Volturnum, oggi diocesi di Capua. Il ricordo della presenza delle spoglie del santo vive ancora nella venerazione quale patrono principale della città di Castel Volturno mentre il moderno culto è legato all’amicizia con il popolo maranese grazie ad un episodio accaduto agli inizi del XX secolo quando il 1° settembre del 1909 i cittadini di Marano di Napoli donarono un busto raffigurante il santo conservato ancora oggi nella Parrocchia dell’Annunziata nel centro storico del paese.
Sessa Aurunca (CE)
La maggioranza degli studiosi ritiene che san Castrese non abbia mai raggiunto Sessa Aurunca ma che si fosse ritirato su una collinetta nei pressi di Minturno che prese poi il suo nome. Alti ritengono invece che il culto sia stato portato a Sessa Aurunca da alcuni esuli di Castel Volturno (tra il 1032 e il 1304) che fondarono un villaggio cui diedero il nome di Castrese. La settecentesca statua del santo viene portata in processione l’11 febbraio ed è conservata nella parrocchia a lui dedicata, insieme ad una teca d’argento che contiene le reliquie donate dall’Arcivescovo di Monreale nel 1968.
Marano di Napoli
In epoca romana la zona di Marano era in stretti rapporti commerciali sia con Pozzuoli che con Capua, in quanto il suo territorio era attraversato dalla “via consularis Puteolis-Capuam. Probabilmente, il culto del santo, già presente sul territorio maranese nel X secolo, dovette subire l’influenza di questa antica via di passaggio delle merci. Da una santa visita dell’Arcivescovo di Napoli Francesco Pignatelli, si è appresa la notizia che una reliquia di san Castrese sia stata donata al suo predecessore, l’Arcivescovo Buoncompagni, da monsignor Torres, Arcivescovo di Monreale. Altre fonti attestano che la donazione fosse opera dei Vescovi di Sessa Aurunca. La reliquia è tutt’oggi conservata in una teca posta nel busto di san Castrese, venerato quale patrono della città nell’omonima parrocchia di Marano di Napoli e portato in processione durante le solenni ricorrenze dell’11 febbraio (dies natalis ) e del 1° settembre ( memoria dello sbarco sulle coste campane). Secondo uno studio dell’archeologo Mazzocchi, si tratterebbe della tibia, mentre negli Acta sanctorum è riportata come un osso del braccio. Al santo sono state dedicate diverse opere ancora attualmente visibili nella parrocchia maranese: un olio su tela di grandi dimensioni dei primissimi anni del Seicento che riproduce il santo a figura intera, un’opera contemporanea dipinta in acrilico su legno dell’artista Angelo Marra, e sei quadri in olio su tela raffiguranti i miracoli concessi nei secoli dal santo al popolo maranese, del maestro Antonio De Chiara, realizzati nel 2023 per la cappella dedicata al santo. La festa dello sbarco del 1° settembre, gemellata con la comunità di Castel Volturno, si svolge dal 1901 e nasce per commemorare l’approdo dei dodici vescovi giunti dall’Africa come raccontato nella Vita Castrensis. Nel 1909 fu poi fondata l’Unione Cattolica Operaia (U. C. O.), oggi Associazione San Castrese, con lo scopo di coadiuvare il parroco dell’omonima parrocchia nella preparazione della festa patronale e delle processioni. Un’ultima curiosità riguarda la testa lignea datata fine XVI inizio XVII secolo ritrovata nel 2011 nella cripta della chiesa, probabilmente appartenuta ad una statua e oggi conservata in una teca presso la cappella del patrono. In passato oltre alla festa principale dell’11 febbraio, e alla festa dello sbarco, si celebrava anche la Traslazione del corpo durante la festività della Santissima Trinità ossia nella domenica successiva alla Pentecoste, data che sottolinea la matrice ariana della persecuzione subìta dal santo aderente alla professione di fede nicea.
Monreale (PA)
Nel XII secolo sotto il regno di Guglielmo II il buono (1166-1189), ultimo normanno in Sicilia, le reliquie di San Castrese giunsero a Monreale, città nella quale la devozione al santo è attualmente molto sentita. Il corpo del santo era il dono nuziale che Alfano, Arcivescovo di Capua, recava con sé nel suo viaggio con Giovanna d’Inghilterra, futura sposa del sovrano normanno. La testa del santo rimase nel luogo originario di sepoltura, mentre il corpo fu custodito in uno splendido reliquiario d’argento e attualmente conservato sotto l’altare della cappella di San Castrese, terminata nel 1595, nel duomo di Monreale dedicato a Dio sotto l’invocazione della Beata Vergine di Santa Maria Nuova. San Castrese, venerato quale patrono della città con la variante latina Castrense, è raffigurato anche in due splendidi mosaici nella controfacciata del Duomo di Monreale raffiguranti i miracoli dell’ossesso liberato dal demonio e dei marinai salvati dal naufragio. A Monreale contrariamente alla Campania dove è venerato da martire, san Castrese è venerato come confessore della fede e secondo quanto riportato dagli Acta Sanctorum, è morto donando serenamente l’anima a Dio. Infine a Monreale il santo è venerato particolarmente anche nell’omonima confraternita che ha sede nella chiesa parrocchiale di san Castrese.
Quarto (NA)
Il culto fiorito a Quarto è alquanto recente ed è legato all’autonomia dal Comune di Marano ottenuta nel 1948. Anche se ecclesiasticamente Quarto Flegreo era incluso nella diocesi di Pozzuoli, i cittadini che erano territorialmente appartenenti a una frazione di Marano erano legati al culto del santo africano, culto che è tutt’oggi radicato tra la popolazione quartese. Nel 1924, nella parrocchia madre di Quarto Santa Maria Libera Nos a Scandalis, il parroco Giuseppe Pandolfi fece realizzare una statua del santo. Nel 1986 sul territorio di Quarto fu istituita la parrocchia dedicata a San Castrese, e nel 1994 il parroco di Santa Maria padre Vitantonio Della Ratta, donò la statua alla nuova parrocchia dove è tuttora venerata.
Ultimo aggiornamento
8 Settembre 2024, 16:55